Poesie e motori: i versi dedicati alle automobili
Parlare dell’automobile attraverso la poesia è possibile? Molti sono i poeti italiani e non che hanno scritto versi dedicati all’automobile.
Partiamo dall’esaltazione della velocità propria del Futurismo e Marinetti che in Poesia del Novecento scrive: “Veemente dio d’una razza d’acciaio, automobile ebbrrra di spazio, che scalpiti e frrremi di angoscia, rodendo il morso con striduli denti… Formidabile mostro giapponese, dagli occhi di fucina, nutrito di fiamma e d’oli minerali, avido d’orizzonti e di prede siderali…”
Si racconta che la mattina del 15 ottobre del 1908 il giovane e ricco letterato acquistò una macchina di gran lusso. La scelse perché poteva raggiungere la velocità di 80 km/h.
Qualche ora più tardi la macchina si capovolse in un fossato pieno di acqua, intrappolando Marinetti che riuscì a salvarsi solo grazie all’intervento di alcuni operai.
Nonostante non guidò mai più dopo questa esperienza, la sua passione per le auto rimase la stessa.
Proprio a inizio novecento presero sempre più piede le corse automobilistiche delle quali il Futurismo fu promotore.
Gli autori americani parlano di auto legandola alla bellezza del viaggio, al senso di libertà e al rapporto con una donna.
E.E. Cummings nella poesia She Being Brand (Lei è nuova di zecca) paragona un’auto capricciosa a una giovane donna scrivendo dei versi intrisi di passione.
L’automobile fu il tormento di uno dei più grandi scrittori del novecento Raymond Carver.
Carver era ossessionato dal fatto che la sua auto potesse guastarsi, e questo puntualmente accadeva.
Per lo scrittore l’automobile era simbolo della fuga dai problemi quotidiani.
“… l’auto con le rate che non potevano essere pagate, l’auto ripresa, l’auto in cui si ruppe il perno della frizione, l’auto in attesa nel parcheggio sul retro. Auto dei miei sogni. La mia auto”.
Siamo forse più abituati a leggere poesie che parlano d’amore per le persone, ma avete mai visto come il vero appassionato tratta la sua auto?
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